Carissima, carissimo,
tu che desideri una vita autentica, tu che sei assetato di bellezza e di giustizia, tu che non ti accontenti
di facili risposte, tu che accompagni con stupore e trepidazione la crescita dei figli e dei nipoti,
tu che conosci il buio della solitudine e del dolore, l’inquietudine del dubbio e la fragilità della
debolezza, tu che ringrazi per il dono dell’amicizia, tu che sei giovane e cerchi fiducia e amore, tu che
custodisci storie e tradizioni antiche, tu che non hai smesso di sperare e anche tu a cui il presente sembra
aver rubato la speranza, tu che hai incontrato il Signore della vita o che ancora sei in ricerca
o nell’incertezza…
Abbiamo forse bisogno oggi di rallentare il passo, di mettere da parte l’ansia per le cose da fare,
rendendoci più prossimi. Siamo custodi, infatti, gli uni degli altri e vogliamo andare oltre le logiche
accomodanti del si è sempre fatto così, seguendo il pressante appello di Papa Francesco che, fin
dall’esordio del suo servizio, invita a “camminare, costruire, confessare”.
La crisi sanitaria ha rivelato che le vicende di ciascuno si intrecciano con quelle degli altri e si sviluppano
insieme ad esse. Anzi, ha drammaticamente svelato che senza l’ascolto reciproco e un cammino comune
si finisce in una nuova torre di Babele.
Questo è il senso del nostro Cammino sinodale: ascoltare e condividere per portare a tutti la gioia del Vangelo.
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